Parole da salvare

Post del 7-04-2011

Coerenza



 

Un tempo la si poteva trovare nel cuore e nella mente degli uomini; condivideva l’animo umano insieme a qualità come ‘onestà’‘solidarietà’, ‘sincerità‘, ‘amicizia’
Oggigiorno, anche Diogene munito di superabbaglianti farebbe fatica a trovarla in circolazione. Eppure è la coerenza che ci permette di non perderci mentre attraversiamo la nostra vita; è la coerenza che ci dice, in ogni momento della nostra esistenza, chi siamo…

Ricordo che, quand’ero piccola, a volte mi facevano promettere di fare da brava e per rendere il tutto più ufficiale mi chiedevano “Parola d’onore?”. Io ripetevo come un pappagallo, intimorita da quella frase della quale, ovviamente, mi sfuggiva il significato, ma che doveva essere davvero molto importante. Poi mi stringevano la mano e a quel punto mi sentivo fregata: non capivo bene cosa avessi fatto ma sapevo che, da quel momento, ero costretta a fare da brava. 
 

Parola d’onore… Ti dò la mia parola… 

…Considero la mia parola una cosa talmente preziosa e importante che la impegno con te… 

 

Oggigiorno frasi come queste non le si dice nè le si sente più. Oggigiorno si tende a dire tutto e il contrario di tutto. Spesso sento persone lamentarsi del fatto che ormai non ci si può fidare di nessuno. Credo che sia quasi del tutto vero. Ormai c’è in giro una crescente diffidenza e si ha l’impressione di non conoscersi l’uno con l’altro. Credo che buona parte del motivo sia costituita dal fatto che si è perso il senso della coerenza.

Essere coerenti significa, in un certo senso, esporsi: se io manifesto la mia opinione su un dato argomento, allora porto gli altri a presupporre che io creda veramente in ciò che dico, che sia arrivata a quell’opinione attraverso un ragionamento logico e che, quindi, la mia stessa vita sia improntata a quel certo modo di pensare. Così facendo sto già dando una sorta di descrizione di me stessa e questo mi vincola.
Ecco, io funziono per lo più così: se dico che penso una cosa significa che ci sono arrivata o per esperienza personale o attraverso un ragionamento…oppure grazie ad entrambe le cose. …E se la dico significa che ci credo, perciò va da sè che la mia opinione su quel dato argomento è – e resta – quella e il mio comportamento sarà, ovviamente, orientato in tal senso.

Essere coerenti, per me, significa questo: se non voglio subire torti cerco di non arrecarne agli altri; se non voglio che mi si raccontino bugie cerco di non raccontarne a mia volta; se voglio che gli altri siano onesti con me, lo sono io per prima (con gli altri e – a maggior ragione – con me stessa)…

Credo che il rispetto per se stessi e per gli altri passi anche attraverso un atteggiamento coerente. Certo, adottarlo presuppone anche una buona dose di responsabilità, ma quali alternative davvero vantaggiose esistono?

 

Da:  www.dizionari.corriere.it

coerenza [co-e-rèn-za] s.f.

1 Coesione, compattezza; in ling. testuale, congruità semantica delle componenti di un testo
2 fig. Conformità tra le proprie convinzioni e l’agire pratico: c. morale; connessione logica; mancanza di contraddittorietà: c. di un discorso

  • sec. XVII






Una curiosità:


Anche in Letteratura esiste la necessità di avere un atteggiamento coerente. Samuel Taylor Coleridge, infatti, ha teorizzato quella che viene chiamata ‘sospensione volontaria dell’incredulità’. In sostanza, si tratta di un tacito patto fra lettore e scrittore che impegna il primo a credere tutto ciò che leggerà e il secondo a scrivere una storia che sia davvero credibile, in una parola ‘coerente’.



da Wikipedia:

« …in which it was agreed, that my endeavours should be directed to persons and characters supernatural, or at least romantic, yet so as to transfer from our inward nature a human interest and a semblance of truth sufficient to procure for these shadows of imagination that willing suspension of disbelief for the moment, which constitutes poetic faith. »
 

(Samuel Taylor ColeridgeBiographia literaria – capitolo XIV)


« … venne accettato, che i miei cimenti dovevano indirizzarsi a persone e personaggi supernaturali, o almeno romantici, ed anche a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione dell’incredulità momentanea, che costituisce la fede poetica. »